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Atri

È una delle più belle località d’Abruzzo, un “museo a cielo aperto”, per i numerosi monumenti, luoghi d’interesse, musei. Atri, posta su tre colli che si affacciano sul mare Adriatico, verso il quale digradano, e sui maestosi calanchi, al centro dello splendido comprensorio delle Terre di Cerrano, la cosiddetta “Costa Giardino”.  La sua storia comincia con gli Illiri, provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico, la Dalmazia. E qui è stata coniata una delle più antiche monete, su cui era incisa la parola Hat. Era il VII secolo A.C. Ebbe contatti e commerci (olio e vino) con gli Etruschi e con i Greci. Il Medioevo non fu per Atri un periodo fecondo, a causa delle invasioni dei barbari e poi dei pirati Illirici, dei Saraceni, degli Ungari. Nel 1305 fu completata la maestosa cattedrale, monumento nazionale, dedicata a Santa Maria Assunta e celebre per il pregevole ciclo di affreschi quattrocenteschi dell’artista abruzzese Andrea De Litio. Nel 1393, Atri fu venduta per 35.000 ducati al conte di San Flaviano Antonio Acquaviva, che fu il primo di 19 duchi, i quali dal 1455 ottennero per matrimonio la contea di Conversano, e Atri divenne capitale del ducato. La famiglia Acquaviva dalla fine del XV secolo aggiunse al proprio cognome l’appellativo d’Aragona. Nel 1757 Atri tornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli, fino al momento in cui entrò a fare parte del Regno d’Italia.

Il centro storico conserva l’antico aspetto medievale, in alcuni punti ricalcato sul modello della città romana.

L’architettura esterna dei monumenti è rimasta in prevalenza medievale, mentre l’interno nel barocco ha subìto molti ritocchi, come è successo alle chiese di San Domenico e Santa Chiara. Molti anche i musei (ben 6), che ne fanno la città con il maggior numero di musei in Abruzzo. La ricchezza del patrimonio storico-artistico ed in genere culturale testimonia la grande importanza e la grande storia che Atri ha avuto nel passato. È una delle mete preferite non solo per l’arte ma anche per la buona cucina.

Redazione